Quando il cielo perde il suo colore naturale e il sole non è più rotondo, c'è spazio per ogni pensiero, ogni umana immaginazione. La nebbia si trasforma in liquame fluttuante che accompagna il caldo scorrere delle ore. Al di sotto riposano ancora paesi e genti, civiltà di montanari avvezzi a scomparire e ricomparire come fantasmi legati al lento moto apparente del sole.
L'orizzonte, segnato da diverse calde sinfonie di rossi, degrada nella prospettiva aerea, nel perimetro sfumato dei monti, dal Calaggio al Calvario, cime austere svettano sulle umane passioni.
In primo piano, l'albero, Friedrich, viandante sul mare di nebbia, segna una media proporzionale con l'infinito, si offre come connotazione reale nel surreale, stabilizzatore energetico che richiama l'intelletto dal sogno alla veglia.
Ottima la resa cromatica e prospettica, perfetta l'illusione ottica.
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