Madre,
non so trovare, nel tuo tempo,
giorni interi d'allegria;
e non ricordo un solo lamento
per la tua solitudine!
Ho nel cuore
il tuo giovane sguardo impaurito
per le nuvole nere di giugno
che minacciavano grandine
e la preghiera che recitavi a Maria,
per il tuo uomo emigrato.
Mi crescesti nei campi
come le spighe del grano
e mi insegnasti ad amare ogni fiore.
Per vedermi felice, fingesti,
ogni volta, di essere distratta
quando correvo, a piedi nudi,
nell'erba fredda del mattino.
Di notte, allontanasti da me
lupi e megere e, sul tuo seno,
mi mettesti a sognare.
Ora, quando mi parli,
sul tuo volto non c'è più
la fioritura di maggio.
Solo nei tuoi occhi, riconosco ancora
lo slancio d'amore, per quel pulcino
smarrito tra le stoppie, in balia del falco.
I tuoi capelli sono radi
come l'erba di settembre,
rinata dopo le piogge d'agosto.
Io non so se sono come mi volevi.
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