Aria spruzzata di mammole e viole.
Indugio alla finestra
per respirare rosa
e per una tregua
al mio giorno senza posa.
Mi calo,
serena,
nella culla dell'infinito
ove s'addormenta la tempesta quotidiana.
All'improvviso, uno sparo...
Sgomenta mi desto.
Sanguina l'ala impallinata
della bianca colomba
che ha lasciato il nido
per bere un sorso di luce.
Corre corre, felice e ansante il carnefice
alla zolla purpurea
ove la sua piccola preda giace.
Innocenza violentata...
S'autunna il mio cuore,
e serro la finestra
alle dolcezze della sera
del mite aprile.
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Una colomba, simbolo di pace, lascia il nido per “bere un sorso di luce”, quando uno sparo, repentino, la ferisce. Il cacciatore accorre felice a raccogliere la preda. La poetessa, nell’assistere all’evento, rimane sgomenta. Il profumo dell’aria, assaporato nella serata primaverile, lascia il posto all’autunno nel suo cuore, alla tristezza. Molteplici sono le ferite che l’uomo può infliggere: alla natura, ai suoi simili, a se stesso. La violenza può essere dappertutto, ma soprattutto essa è nell’ignoranza, nel non sapere ciò che è male. Fortunatamente, nel cuore dell’uomo alberga anche il senso di pace e di giustizia. Per questa ragione la poesia è portatrice di valori.
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