Livida, la tua vita
che scorre senza una rotta,
e si consuma, nel tuo delirio
colorato di un isterico languore.
Eppure, solo ieri, eri un fiore di campo,
una rosa di carne, una perla di mare...
e ora, un giunco sottile
intriso di colpe e di respiri fragili
che annega nei vestiti vuoti
troppo larghi per contenerti intera.
Ma non ha colpe il tuo esistere
e ciò che sconfigge il tuo corpo
accresce il mio amore.
Io, figlia mia,
ti aspetto paziente,
contando in silenzio le briciole
di ciò che ingoi lentamente,
e ignoro il tuo fare colpevole
per ogni piccolo pasto...
ti sfioro la pelle sottile,
nascondo le lacrime, parlo,
ti abbraccio e invento sorrisi…
...son qui.
La tua paura è la mia
ma è il cuore a indicarmi la strada
perché il mio amore è più grande
di tutto il cibo del mondo
e so, figlia mia,
che avrai nuovi giorni, lo sento,
sarai ancora fiore, sbocciato
fra i sassi, la pietra e il cemento.
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