All'alba la mia partenza.
Il bacio lasciò un'impronta
sulla guancia dell'amico.
Ritorno a sera,
accolta da pazze pazze luci.
Cerco invano un viso,
il sorriso di chi nella tana rimase,
e si difese dai morsi del lupo
e attese.
Esploro con lo sguardo
il volto del paese
ma tanto è stato profanato,
perfino sulle ginestre son passati.
Il tutto vorrei rinverdire,
lievitano i palpiti del cuore,
ma tremiti alle ginocchia
mi raccontano che ormai lontano
è l'amico aprile.
Ma l'occhio non si arrende:
vaga vaga per un'emozione
e quando poi si posa stanco,
l'antico tiglio riconosco:
favole remote mi racconta!
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La malinconia della partenza strazia un cuore stanco, aggrappato all'impronta d'un bacio d'addio.
Il ritorno lascia l'animo ancora più sgomento nella disperata ricerca d'un sorriso lasciato e non più ritrovato. Anche il volto del paese è cambiato, profanato, distrutto, "persino sulle ginestre son passati".
Tipico dei poeti del sud il dolore per ciò che era e non è più, per gli oltraggi resi alla propria terra, tipiche le accuse ad anonimi altri che hanno operato il peggio. MA non tutto è perduto, sulla malinconia struggente che vela il tutto, aleggia una colomba bianca, forse è l'amore ciò che può far rifiorire questa terra martoriata e tradita,
forse basta credere a "favole remote" per poter ricominciare. Quando sembra sfiorere la fiducia in una possibile primavera e "tremiti alle ginocchia" inducono ad una oziosa rassegnazione, il cuore non s'arrende, l'occhio, pur vagando stanco, in cerca di emozioni, ripone l'ultima speranza nelle redici poderose dell'antico tiglio che racconta le storie passate a chi ancora sa ascoltare.
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