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Concorso Irpinia Mia 2016 << Indietro

Secondo Premio
Premio Scola
Sez. Poesia
IL RITO DELL'ADDIO
NELLA CITTA' DI COLORO CHE DORMONO
di Pulese Paola

Sono stata, Signore,
nella città di coloro
che dormono.
Per un amico.
Amico, perché per lui
ho pregato
E in lui, Signore, ho visto
Il tuo soffrire.

Ero lì e il muratore
diligente
costruiva il muro
che lo separava dalla vita.
Un muro lo ha collocato
nell'eternità.

Non sapevo più
se eravamo noi
a spingerlo via
o se era lui
a rinchiudersi nella nicchia
di un suo segreto alveare.
Per riposare.
Per stare a meditare.
Al di là di quel muro
che lo custodiva.
lo teneva riparato
e impediva
al vento di penetrare.

Non so più, Signore.
Non so più davvero.

E il muratore diligente
compiva la sua opera.
Distaccato. Assente.
E finché il muro fosse perfetto
lo imbibiva d'acqua.
Passava e ripassava la cazzuola.
Attendeva e riprendeva.
Nell'attesa accese una sigaretta.
Poi rapido scese dall'impalcatura.
Raccolse ogni cosa e ripulì il selciato.

Il cielo splendeva di un tenero sole.
Con gli occhi pieni di lui
incredula la famiglia sostava.
Il cuore sguarnito,
senza difese davanti alla fortezza
impenetrabile.
E il lungo viale di cipressi.
oscuro cordone ombelicale,
riconduceva faticosamente alla vita.

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Recensione
La poesia coniuga una componente descrittiva ed una componente concettuale, la prima rappresentata dall'immagine del muratore addetto alla tumulazione di un defunto, la seconda centrata sull'evento misterioso della morte.
A separare i due piani è il particolare del muro che si carica di significato profondo, è il muro che esclude la vita dalla morte e viceversa, che chiude una fortezza impenetrabile.
Dense di suggestioni le riflessioni sulla morte che sorprendentemente non comunicano tristezza ma al contrario veicolano un senso di pacata accettazione e di pace, una pace che stempera un contenuto difficile e si riflette nell'immagine conclusiva del viale di cipressi illuminati da un tenero sole.
Maria Raffaella Calabrese De Feo
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