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Di epoca medievale, sorge sulla vallata attraversata dai torrenti Ufita e Fiumarella. In contrada Fioccaglia, si trovano i resti di un'antica città di epoca preromana di cui ancora non si conosce il nome. Pare che sia stata abbandonata durante le guerre civili del I secolo a.C.
Nella seconda metà dell'XI secolo quando era signore il Normanno Gradilone, figlio di Riccardo de Forma, Principe di Capua, troviamo Flumeri appartenente alla Baronia di Vico.
Dopo le dominazioni normanna e sveva, nel 1507 passò allo spagnolo Consalvo di Cordova. Seguirono diverse famiglie fino ad arrivare ai Caracciolo, ultimi Signori del luogo.
La Chiesa di S. Rocco, ricostruita agli inizi del XX secolo, risalta per i suoi tre portali esterni che danno accesso alle rispettive navate. Essa custodisce le reliquie del Santo Protettore Rocco.
La Chiesa Madre di S. Maria Assunta, risale al XVII secolo. Ricostruita in stile gotico dopo il terremoto del 1930, è stata restaurata in seguito al terremoto del 1980. All'interno si possono ammirare numerose opere d'arte ed alcuni antichi affreschi restaurati dall'artista locale Basilio Russo.
In località Doganelle è possibile vedere un edificio cinquecentesco, Palazzo della Bufata, realizzato per conto di Federico d'Aragona nel 1479 e usato come residenza di campagna dai reali napoletani che vi si recavano per la caccia.
Il protettore, S. Rocco, si celebra il 15 e 16 agosto, con la costruzione del Giglio fatto di spighe di grano. Non c'è una data precisa del primo Giglio, non si sa se è di origine pagana o cristiana. E' costituito da cinque piani che vengono ricostruiti ogni anno,
più il piano di S. Rocco che viene cambiato con pannelli decorati con il grano ogni due o tre anni. I cinque piani
superiori si restringono fino alla punta raggiungendo l'altezza di circa 30 metri. Alla punta del giglio sventola la
bandiera di paglia intrecciata con l'immagine di S. Rocco al centro. La struttura iniziale, costituita da un grosso albero scelto dai boscaioli e trasportato in pease su un carretto trainato dai buoi, venne sostituita, negli anni '70, da una struttura a forma di castelletto
costituita da travi di legno. La costruzione della struttura è compito degli uomini mentre le donne, per circa un mese, si dedicano agli addobbi intrecciando spighe di grano per creare decorazioni che vengono incollate su pannelli di
varie forme e le catene che vengono poi poste alla base del Giglio. Il trasporto al centro del paese, nei pressi della chiesa di S. Rocco avviene il 15 Agosto. Il Giglio viene trainato da un trattore anch'esso addobbato con catene di grano intrecciate.
L'equilibrio viene mantenuto con robuste funi tirate da giovani devoti che ne assicurano la stabilità. Dopo circa un mese di bella mostra del Giglio, i diversi quintali di grano vengono venduti per sostenere le spese dei festeggiamenti e del culto in onore del Santo Patrono.
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