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Trevico
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La Baronia di Vico |
Origine del nome |
Lo stemma |
La Diocesi
I Feudatari | I Marchesi | I Vescovi | I Sindaci La Baronia Nel 37 a.C, il poeta latino Quinto Orazio Flacco, nel suo viaggio da Roma a Brindisi insieme a Mecenate, Cocceio Capitone, Nerva Prozio e Vario, sostò in una locanda nei pressi di Trivici, dai posteri individuata nella località Taverna delle Noci che si trovava probabilmente all'incrocio di due strade, la Egnazia per la Puglia e l'Appia per Brindisi. Nella V Satira, Libro1, il poeta descrive una notte passata soffrendo per il fumo che usciva dal fuoco di frasche umide e verdi. Tutto ciò, dopo aver atteso invano fino a mezzanotte una giovane donna. Incipit ex illo montis Apulia notos ostentare mihi, quos torret Atabulus et quos numquam erepsemus, nisi nos vicina Trivici villa recepisset lacrimoso non sine fumo, udos cum foliis ramos urente camino. Di qui la Puglia inizia a mostrarmi i monti noti, che lo Scirocco brucia e che non avremmo mai valicato, se non ci avesse ospitati una locanda vicino a Trevico, piena di fumo da farci lacrimare gli occhi, mentre il camino bruciava rami umidi con foglie.
A parte questo ricordo di Orazio, che induce a considerare Trevico d'origine pre-cristiana, non si hanno notizie precise
sulla sua nascita.
La presenza di necropoli rinvenute a Carife, Castel Baronia e Flumeri, fanno risalire l'origine della Baronia di Vico
intorno al IV secolo a.C., quando l'intera Irpinia fu abitata dai Sanniti. In questo periodo, il territorio della
Baronia fu saccheggiato continuamente dai romani a seguito delle guerre con Roma. Successivamente, fu aggregata al
municipio di Aeclanum di cui seguì le vicende fino al 662 d.C., anno in cui quest'ultima fu distrutta da Costante II
d'Oriente nella lotta tra Longobardi e Bizantini. Seguì un periodo in cui il territorio fu interessato dalle dominazioni
Longobarda e Bizantina. Con l'arrivo dei Normanni, tra il 1057 ed il 1061, e lo spodestamento dei Bizantini, nacque la
Baronia di Vico. Infatti, per volere di Roberto il Guiscardo, tutti i comuni dell'area furono affidati ad un unico
signore, suo nipote Gradilone, residente nel castello di Vico, alla base del quale, furono costruite le rocche di Carife,
Castello, S. Nicola, S. Sossio e Zungoli che in breve tempo divennero Casali di Vico garantendone la difesa.
Lo stesso Roberto, però, nel 1078 dovette rientrare dalla Calabria per contrastare il nipote Gradilone che aveva
partecipato ad una sollevazione contro di lui. Il Duca riuscì a conquistare il controllo della città e fece accecare il
nipote nel castello di Vico.
Nel 1122, durante una rivolta antinormanna a Flumeri, dei rivoltosi uccisero l'allora padrone di Trevico, Riccardo,
figlio di Guarino di Formaro. A tale notizia Guglielmo, duca di Puglia e figlio di Roberto il Guiscardo, reagì uccidendo
tutti i suoi assassini e nominando primo Barone della Baronia di Vico il figlio di Riccardo, Riccardo II de Formari, che
si stabilì nel castello di Flumeri. Ad esso vennero assegnati i feudi di Trevico, Contra e Flumeri.
A Riccardo successe, nel 1150, il figlio Ruggiero ad opera del quale vennero annessi al feudo S. Agata di Puglia ed
Ascoli Satriano. Nel 1190 il feudo passò al figlio Roberto e poi, nel 1239, al figlio di quest'ultimo, Riccardo Benedetto,
fino al 1266, anno in cui subentrò la famiglia Angioina con il Regno di Carlo d'Angiò. Quest'ultimo donò il feudo prima
al Cavaliere francese Provenzale Adam de Bruveriis, nel 1267, in compenso dei servizi resigli durante la guerra contro
Manfredi, poi, nel 1296 ad Ada de Bruveriis, Giovanni ed Ugo Scotti. Morto quest'ultimo, il feudo passò nel 1314 a Marco
Aiossa.
Nella prima metà del XIV secolo, il re Roberto D'Angiò donò la Baronia di Vico con i suoi casali (Carife, San Nicola di
Ripa ed Ospedale) a sua moglie la regina Sancha che, nel 1343, lo vendette a Raimondo Del Balzo dei conti di Avellino,
il quale lasciò erede per testamento il nipote Niccolò Orsini, conte di Nola, che vi subentrò nell'agosto del 1375.
Durante il dominio angioino, la Baronia raggiunse la massima potenza ed espansione, comprendendo ben 18 tra casali,
città e castelli: Carife, S. Nicola de Ripa, Ospedale, S. Marzano, S. Sossio, Acquara, S. Giovanni, Castello, Avezano,
S. Giacomo, Accadia, Montaguto, S. Bartolomeo e Flumeri. In seguito alla sconfitta dei Durazzeschi, l'allora signore di
Trevico, un certo Giovanni Pipino, abbandonò il territorio lasciandolo in balia di bande di criminali, tanto che la
regina Giovanna I, nel 1344, esonerò la Baronia dal pagamento delle tasse per quell'anno.
Nel 1384, Omaco Lombardo, combattendo valorosamente sotto le insegne di Niccolò Orsini, conte di Nola, fu decorato da
re Carlo III di Durazzo col titolo di barone di Trevico e Flumeri. Le due Baronie comprendevano Flumari, Zungoli,
Pulcarino (attuale Villanova del Battista), la città di Vico ed i suoi casali, Vallata, Castello, Carife e S. Nicola.
Nel 1390 la Baronia passò a Pietro Macedonio, per la sua fedeltà a Luigi di Taranto, nella guerra contro i Durazzeschi
ma, quando questi ripresero il sopravvento, la Baronia tornò ai Del Balzo. Il 2 luglio 1393, il re di Napoli Ladislao,
consentì a Nicola Orsini di dividere i feudi tra i suoi figli. Il feudo comprendente la Baronia di Vico andò a Raimondo
Orsini, noto come Raimondello, che aggiunse al proprio cognome anche quello dei del Balzo in memoria della nonna Sveva
del Balzo. Alla sua morte, avvenuta nel 1406, il feudo non passò immediatamente al primogenito Giovanni Antonio a causa
del matrimonio della madre, Maria d'Enghien, con il re Ladislao che incorporò tutti i suoi domini nel Demanio della
Corona. Nel 1418 i feudi furono restituiti a Maria che assegnò a Giovanni Antonio tutti quelli del padre, tra cui le
baronie di Flumeri e Trevico. Nel 1421, un accordo tra Maria ed i suoi figli sulla spartizione dei feudi, assegnò a
Gabriele del Balzo le due baronie che, nel 1454 furono donate alla figlia di quest'ultimo, Maria Donata Orsini, moglie
di Pirro Del Balzo. In occasione delle nozze della secondogenita Isabella con Federico d'Aragona, nel 1482 Maria Donata
donò alla figlia diverse città tra cui Vico con i suoi casali, Lacedonia, Flumeri e Vallata.
Nel 1487, il re di Napoli Ferdinando d'Aragona, assegnò a suo figlio, Federico I d'Aragona, tutti i feudi confiscati ai
Del Balzo ed ai suoi parenti a causa della ribellione di Pirro. Nel 1497 Federico d'Aragona donò la città di Vico e le
terre di Montefusco, Flumeri con la Dogana di Bufante, Pulcarino, Vallata, Castello, Carife e Zungoli, a Giovanni Borgia
d'Aragona, Duca di Candia e di Sessa, Principe di Teano, in ricompensa dei servigi resigli.
Nel 1507, Re Ferdinando il Cattolico, diede in dono la Baronia di Flumari e Trevico al suo Gran Capitano Consalvo
Fernandez de Corduba, duca di Sessa la cui figlia Elvira, nel 1515 trasmise a suo figlio, Consalvo Fernandez de Corduba,
Flumeri, S. Nicola, Castello e Acquara che divennero una nuova Baronia con Flumeri come capoluogo, mentre la città di
Vico con i suoi casali, S. Sossio e Zungoli furono venduti a Francesco Loffredo I, detto Cecco, Patrizio Napoletano,
Presidente del Sacro Regio Consiglio del Regno di Napoli dal 1540 al 1541, Vice Protonotario del Regno di Napoli. Dal
feudo della Baronia nacquero, così, i marchesati di Trevico, Vallata e Carife, il Ducato di Flumeri, Castello e S. Nicola.
Nel 1547 Trevico passò al figlio di Francesco, Ferdinando Loffredo che, nel 1548, divenne il 1° Marchese di Trevico e
Signore di S. Sossio e Zungoli e rimase nelle mani dei Loffredo fino al XIX secolo quando, nel 1815, furono aboliti i
diritti feudali che costrinsero baroni e marchesi a restituire ai cittadini i beni demaniali usurpati nei secoli
precedenti. L'unità della Baronia e i connessi privilegi feudali, iniziarono dunque a vacillare dando origine al
fenomeno dell'autonomia che portò diversi casali a diventare comuni autonomi: prima Anzano (1810), poi Scampitella
(1948) ed infine Vallesaccarda (1958). Il territorio di Trevico si ridusse così definitivamente dai circa 100 kmq alla
dimensione attuale di circa 10,5 kmq.
Attualmente la Baronia comprende i comuni di Trevico, Vallesaccarda, Scampitella, Vallata, Carife, Castel Baronia, S.
Nicola Baronia, S. Sossio Baronia e Flumeri, con una superficie di circa 180 kmq racchiusa in un triangolo fluviale
delimitato a nord dal torrente Fiumarella, a est dal fiume Calaggio, a sud e a ovest dalla Valle dell'Ufita e l'omonimo
fiume, e raggiunge una popolazione di circa 15.000 abitanti.
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