I Vescovi
Di seguito viene riportato un probabile elenco dei vescovi che si sono succeduti nella Diocesi di Trevico.
Benedetto, intorno all'anno 964 secondo gli atti del concilio romano di Papa Giovanni XII
(1).
Amato I, considerato il primo vescovo di cui si hanno notizie, nel 1135 sottoscrisse la donazione fatta da Riccardo
Toparca Visano al monastero di S. Maria di Monte Vergine, della Chiesa di S. Giovanni col casale di Aequatae (Acquara).
Nell'ottobre del 1143, ultimo anno del suo vescovato, acconsentì, insieme a Riccardo signore di Trevico, alla donazione,
da parte dell'Abate Landenoffo, della Chiesa di S. Maria Guardiola all'Abate Falcone del monastero cavense
(1,4,12).
Giovanni, viene citato come vescovo di Trevico che, insieme al vescovo di Ariano Guglielmo, procedette alla
consacrazione della Chiesa di S. Cataldo di Montezungoli nel 1164
(9).
Roggero o Ruggero, che nel 1179 intervenne al concilio generale di Laterano III e lo sottoscrisse con altri
suffraganei di Benevento
(1,4).
Amato II, commemorato in un documento in cui istituì il rettore della chiesa di S. Euplio l'anno 1183
(1).
Rufino, partecipa alla consacrazione della Chiesa di S. Marco a Bovino il 18/05/1197
(7).
Pietro, 1212-1221.
Raimondo o Rainaldo de Zottoni, cittadino e canonico di Benevento, fu eletto vescovo nel 1252 da Papa Innocenzo IV
con la lettera Patitio tua nobis e vi rimase fino al 1264 quando esentò il monastero di S. Giovanni dell'Acquara e altri
possedimenti di Montevergine dalla propria giurisdizione
(1,4,10).
Rinaldo, 1266; viene citato in un documento del 1284 in cui si convenne che il Vescovo Rinaldo doveva alcuni pranzi
ai Canonici nei giorni più solenni dell'anno, tra cui figurano le feste di S. Euplio e della Madonna della Libera.
Giovanni I, il 2 agosto 1299, viene nominato in una lettera d'indulgenza dell'arcivescovo di Benevento del 25 agosto
1306 facente parte delle pergamene relative al culto di Santa Cristina di Sepino
(8).
Fr. Pietro Portobella, domenicano, commemorato sotto l'anno 1320 da tutti gli annalisti e storici dell'ordine dei
Predicatori, detto Portello di cognome, catalano di nazione. Suffraganeo della Metropolitana di Benevento, fu promosso da
Papa Giovanni XXII nel 1320
(1).
Giovanni II, vescovo di Trevico nel 1340, presente a Napoli alla consacrazione della chiesa di Santa Chiara, muore
nel 1344
(1,4).
Fr. Gerardo o Geraldo, domenicano, eletto il 17 aprile 1344 da Clemente VI, consacrato a Roma dal cardinale Giovanni
vescovo di Porto. L'11 maggio 1346 fu trasferito alla sede di Rampolla dallo stesso pontefice. Morì nel 1349
(1,4).
Fr. Ponzio Excondevilla, eletto da Clemente VI il 9 giugno 1345, fu trasferito a Trevico da Montemarano il 15 maggio
1346 e vi restò fino al 1373
(1,4).
Iudi Giovanni III, commemorato nel libro della Obbligazione dei prelati
(1,4).
Marcuccio(1,4).
Fr. Ludovico, francescano, il 4 agosto 1371 si trovava a Lamburgo presso i frati del suo ordine. Si ha notizia di
appartenenza alla chiesa di Trevico da una pergamena dell'archivio vaticano
(1).
Donato, risulta vescovo al 15 dicembre 1406
(1,4).
Stefano Novello da Carrara, secondo Francesco Scipione, vescovo di Padova, venne trasferito in data imprecisata, tra il 1412 e il 1422, a
Trevico nella Baronia, in seguito al passaggio della città di Padova al dominio Veneto
(3).
Stefano di Carrara era figlio spurio di Francesco Novello Padrone di Padova; ma siccome non ancora aveva l'età canonica per
esser Vescovo, così fu dichiarato Amministratore della Chiesa di Padova, poi Vescovo.[...]
Recò per altro grave pregiudizio alle rendite Vescovili colle molte infeudazioni, essendo stato non dissimile al fratello
Andrea di Carrara intrusosi nella pingue Abbadia di S. Giustina. [...]
Finalmente per quella sovrana disposizione, che regola ogni cosa, la Città di Padova si assoggettò volontariamente al
Dominio Veneto, e Stefano trovandosi prigione in Venezia, suo Padre senza speranza di poterlo più vedere, fuggì a Roma,
dove da Innocenzo VII fu accolto, e lo traslatò al Vescovato di Nicosia, e Giovanni XXII nell'anno 1412 lo traslatò al
Vescovato di Teramo, Città dell'Abruzzo Ulteriore. Da Martin V finalmente fu traslato al Vescovato di Trevico o sia Vico
della Baronia alla destra di Trecento. Morì in Roma nell'anno 1448, e fu sepolto nella Chiesa di S. Clemente collo Stemma
della famiglia...
Tratto da: Serie cronologica dei Vescovi di Padova - Niccolò Antonio Vescovo di Padova - Padova, Stamperia del Seminario - 1786
Niccolò Saraceno Carbonelli, di Trevico, arcidiacono eletto vescovo il 4 agosto 1422, morto nel 1434, commemorato
negli atti consistoriali
(1,4).
Antonio Morelli, arcidiacono, successe a Nicolò il 20 dicembre dello stesso anno
(1,4).
Gregorio Attacchi o Giorgio Armato, arcivescovo di Oristano nella Sardegna, fu trasferito a Trevico il 18 febbraio
1451. Il 25 ottobre dello stesso anno fu ritrasferito ad Oristano dove morì nel 1454
(1,4).
Michele Saraceno, eletto il 19 maggio 1475 e rinunciò nel 1497
(1,4).
Jacopo Torella, sostituì Michele il 27 ottobre 1497
(1,4).
Gerolamo o Giacomo Saraceno, morto nel 1521
(4).
Sesto Ignazio Armellini, decano del capitolo di Cassano, venne eletto il 10 maggio 1521 e morì 20 anni dopo nel 1541
(1,4).
Sebastiano Graziani di Ancona, eletto vescovo di Segni, fu trasferito a Trevico il 10 gennaio 1541, e vi rinunciò
nel 1548
(1,4).
Francesco De Leo, dottore in Teologia e rettore di Altavilla nella diocesi di Benevento, subentrò a Sebastiano il
13 luglio 1548 e morì nel 1562
(1,4).
Agostino Mollignato o Folignatti, vercellese, promosso alla carica di senatore del senato di Torino dal Duca
Emanuele Filiberto, ambasciatore del concilio di Trento da parte del duca di Savoja, venne eletto vescovo di Trevico il 23
maggio 1563 da Papa Pio IV e fu trasferito alla sede di Bertinoro il 25 settembre 1564. Morì a Torino nel 1579
(1,4,11).
Molignati Agostino di Candelo, e non di Vercelli, come asserisce Bellini; era figlio del notaio Antonio, prese la laurea in leggi,
divenne giureconsulto dottissimo e celebratissimo, come il Tesauro padre lo qualifica nella decisione CCLXVII,
essendo egli stato in Vercelli sotto i suoi insegnamenti per la giurisprudenza, lo che il Tesauro figlio attesta nelle questioni,
e deve essere circa l'anno 1536, in cui vi era lo studio della giurisprudenza tra noi stabilito.
Promosso al grado di senatore in Torino, prese in moglie Bernerdina Avogadro Lancea, e Lucrezia con Corradis Liguana, ed un maschio premorto.
Il duca Emanuele Filiberto sapendo apprezzare gl'ingegni elesse il nostro concittadino a suo oratore al concilio di Trento,
nella quale missione dimostrò molta capacità; fu anche uditore delle cause civili in Vercelli, in Piacenza, in Bologna, ed in Perugia.
Avendo per disgrazia perduta la sua donna, tosto abbracciò lo stato ecclesiastico, e per i suoi meriti
fu da Pio IV creato vescovo di Trevico nel Napolitano, ed intervenne al concilio di Trento, poi terminata l'ultima sessione ritirossi a Vercelli,
dove fece le veci di luogotenente generale del cardinale vescovo Ferrero Guido, e consacrò molte chiese, e tra esse quella
de' cappuccini vecchi al borgo dell'antico priorato di Vezzolano, come dalla seguente lapide:
Sanctissimae nunc hujus aedis structurum una cum primo
altari, quae ad Deiparae Virginis Assumptionis honorem pie
dicata fuere, Reverend. Triventinorum Fori antistes Augustinus
Molignatus pro-episcopus exornavit.
Prid. idus junii MDLXXI
Ritornò quindi in Roma, fu traslato alla sede di Bertinoro in Toscana, e venuto a Torino in casa del suo amico senatore Tesauro,
ivi morì nel 1579, non essendogli stata innalzata iscrizione come meritava, e lasciando le seguenti opere:
1. Quisquiliae, trattato legale citato dal Tesauro figlio nella accennata questione LVII del libro quarto;
2. Consilium Domini Augustini Molignati a D. D. Caephalo et Menocha relatum, Thesaurus decis. CXC.
Tratto da: Istoria della vercellese letteratura ed arti, Volume 2 - Gaspare De Gregori - Torino, Tipografia Chirio e Mina, 1820
Gerolamo Politi, cremonese, domenicano, vescovo dal 24 ottobre 1564 (Papa Pio IV) al 1575 anno in cui morì. Nel 1561
insegnò teologia alla Sapienza di Roma. L'11 aprile del 1567 intervenne al concilio provinciale celebrato a Benevento dal
cardinale Giacomo Savelli
(1,4,5).
Il P. Fr. Girolamo Politi da Cremona, Vescovo Trevicano, o sia di Vico della Baronia, nella Provincia di Principato oltre
del Regno di Napoli, eletto da Papa Pio IV, a 24 Ottobre 1564, essendo inquisitore di Cremona, esercitò nello stesso tempo
l'uffizio di Priore di Mantova, reggendo l'Inquisizione per mezo di un suo Vicario; ma non volendo ciò permettere Roma, rinunciò
l'Inquisizione, e proseguì il Priorato. Fatto Cardinale Pio V e Supremo Inquisitore, richiese alla sua Provincia di Lombardia un
Suggetto, che l'aiutasse ne' suoi gravissimi affari; ed essa gli pose innanzi questo Padre, che fu da lui preso per Confessoro, per
Teologo domestico e per suo Coadiutore. Dapoi diede talmente in genio di Pio IV che lo diede per Teologo a S. Carlo Borromeo suo
Nipote. Alcuni scrivono, che appena andato alla sua Residenza, e sentita la nuova Assunzione di Pio V al Papato, si trovasse mal
contento, di essersi partito dal servigio del medesimo, quasi che tal partenza gli avesse levata la Porpora. Morì nell'anno 1575.
Tratto da: Galleria De' Sommi Pontefici, Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi dell'Ordine de' Predicatori - Volume 1 - Fr. Giovanni Michele Cavalieri - Benevento, Stamperia Arcivescovile - 1696
Benedetto II (Bernardino) Oliva, aquilano, eletto il 24 agosto 1575, morì cinque mesi dopo a Roma dove fu sepolto
nella chiesa di Aracoeli
(1,4).
Fr. Antonio II Balducci, domenicano da Forlì, inquisitore generale a Roma, gli successe il 6 febbraio 1576, eletto
da Papa Gregorio XIII. Morì quattro anni dopo, il 18 marzo 1580
(1,4).
Il P. Fr. Antonio Balducci da Forlì, alunno del Convento della sua Patria della Provincia di Lombardia, e Predicatore famoso per tutta l'Italia, Vescovo di Trevico nella Provincia di Principato oltre del Regno di Napoli, eletto da Papa Gregorio XIII a 6 febbraio 1576 esercitò per qualche tempo l'uffizio di Compagno del Generale Ususmaris con dimostrazioni di una vita incolpata, e di una integrità inflessibile.
Fu Priore di Bologna, ove fece la parte del Chiostro colla Loggia, che riguarda l'Oriente. Fu parimente Provinciale di Lombardia con molto aumento dell'osservanza regolare. Fatto Inquisitore di Bologna, temperando di zelo colla mansuetudine, si cattivò talmente gli animi de' Bolognesi, e del B. Pio V, che nel 1568, lo promosse al Commissariato Generale della Suprema, ed Universale Inquisizione di Roma.
Dopo di aver governata la Chiesa di Trevico quattr'anni con soddisfazione comune, e con isplendore di bontà, morì alli 18 di Marzo dell'anno 1580.
Tratto da: Galleria de' Sommi Pontefici, Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi dell'Ordine de' Predicatori - Fr. Vincenzo Maria - Benevento, Stamperia Arcivescovile - 1696
Alfonso Pardo, eletto il 22 giugno 1580, vi restò fino alla sua morte nel 1603
(1,4).
Fr. Gregorio II Servanzi da San Severino, domenicano, esimio teologo del cardinale Pietro Aldobrandini, dotto e
valente predicatore, fu promosso nel 1604, da Clemente VIII, al vescovato di Trevico per aver favorito il passaggio del
Ducato di Ferrara alla Chiesa dopo l'indebita appropriazione di Cesare d'Este. Scrisse un trattato sull'immunità
ecclesiastica stampato a Bologna nel 1606. Rinunciò al vescovato nel 1607 e l'anno dopo morì in Camerino dove fu sepolto
presso i frati del suo ordine
(1,4).
Nel 1603 Gregorio Servanzi di S. Severino domenicano, teologo del cardinal Pietro Aldobrandini, dotto e valente predicatore, ornato di molte virtù. Egli avea avuto il coraggio di affiggere la scomunica in Ferrara, quando devoluta alla s. Sede si pretendeva impedirlo colle armi dal duca Cesare e da' suoi partigiani. Caro a Clemente VIII e da esso occupato in gravi incarichi, volle che nel 1604 accompagnasse il suo nipote cardinal Aldobrandini ricordato a Ravenna, per averlo provveduto di quella chiesa, e compilasse il sinodo diocesano che si proponeva celebrare, come eseguì.
Nelle differenze insorte tra la repubblica di Venezia e Paolo V, pubblicò nel 1606 in Bologna: Difesa della potestà et immunità ecclesiastica contro le 8 proposizioni di un dottore incognito sopra il breve di censure di Papa Paolo V pubblicate contro li signori veneziani. Egli fu pure autore di altri scritti.
Da Ravenna portatosi in Roma, rinunziò nel 1607 la sede di Trevico; ed avendo la sua salute deteriorato, morì in Camerino nel 1608 e fu sepolto nella chiesa del suo ordine. Abbiamo il Commentario storico-critico su la vita di mg.r Gregorio Servanzi domenicano vescovo di Trevico, scritto dal conte Raffaele Servanzi di Sansevero, Macerata 1841.
Tratto da: Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni - Compilato dal Cav. Gaetano Moroni Romano, secondo aiutante di camera di sua Santità Pio IX - Vol LXXX - Venezia, Tipografia Emiliana - 1856
Gerolamo II Mezzamico, di Castel Bolognese, ottenne la sede il 27 dicembre 1607 e morì nel 1636. Istituì in ogni
parrocchia l'archivio con il registro dei battesimi, dei matrimoni, dei defunti, delle famiglie. Favorì la venuta in
Castelbaronia della comunità Francescana Alcantarina
(1,4).
Orazio Muscettola, napoletano, gli successe il 7 aprile 1636 e morì due anni dopo
(1,4).
Fabio Magnesi, fu vescovo il 19 aprile 1638 e due anni dopo passò alla sede di Ostini
(1,4).
Silvestro degli Afflitti o D'Afflitto, di Troia, Chierico Regolare Teatino, gli successe l'11 febbraio 1640 promosso
dal Sommo Pontefice Urbano VIII. Il 23 febbraio 1643, fu trasferito a Lucera. Morì nel mese di agosto del 1661 lasciando
un manoscritto sulla Teologia Scolastica
(1,4).
Afflitto Silvestro di Troia nella Puglia, Cherico Regolare Teatino, fiorì verso la metà del secolo decimosettimo. Dopo avere letta la Teologia in Roma
con molto applauso nella Casa di S. Andrea della sua Religione fu promosso dal Sommo Pontefice Urbano VIII, agli undici di Febbraio 1640,
al Vescovado di Trevico, o sia Vico, e poscia a 23 Febbraio del 1643 a quello di Lucera de' Saraceni nella Puglia, come leggesi presso il Silos e l'Ughelli. Morì circa il mese d'agosto
del 1661 ed ha lasciato un manoscritto sopra la Teologia Scolastica diviso in due Tomi in 4 i quali si conservano in S. Maria degli Angioli di Napoli.
Tratto da: Gli scrittori d'Italia, Vol.1 Parte 1 - Presso a Giambatista Bossini - Brescia
Alessandro Sarzilla o Salzilla, gli successe il 23 febbraio 1643 e il 14 maggio del 1646 passò a Sant'Angelo dei
Lombardi. Morì nel 1648
(1,4).
Donato II Pascasio, monaco celestino, fu eletto il 30 giugno 1646 e morì il 13 febbraio 1664 nel Castello della
Baronia (attuale Castel Baronia), nel 1656 donò un osso di S. Euplio ai Padri della Compagnia di Gesù di Catania
(1,4).
Marco Baccina o Vaccina di Afragola, gli successe l'8 luglio 1664 diffondendo concordia, buon costume, studio delle
belle lettere e delle scienze tra la popolazione. Ammalatosi nel 1671, si trasferì ad Afragola dove morì il 26 agosto 1671.
Giunta la notizia a Trevico, nella Cattedrale fu celebrato un sontuoso funerale con orazione funebre ed apposite iscrizioni.
Dopo alcuni giorni i più istruiti dell'intera Diocesi si riunirono per compiangere la sua morte con una raccolta di
componimenti che lo dipinsero come un uomo di molto sapere, assai benefico, amico degli sventurati, nemico di ogni fasto
(1,2,4).
Marco vide la luce del giorno in Afragola nel dì 25 aprile del 1620, ed ebbe per genitori Pietro ed Angela Cerrone. Egli ancor giovinetto s'incamminò per lo stato ecclesiastico, e terminato il corso elementare nella sua patria, si ritirò nella Capitale, ove si perfezionò nella lingua latina, e s'istruì benanche nella lingua greca, ed ebraica. Finiti questi studii apprese la filosofia, e le matematiche, e quindi si applicò interamente alla teologia, che fu il suo studio prediletto. Promosso al sacerdozio fece sì grandi, e sì felici progressi nella sacra eloquenza, e nella scienza teologica, che formava l'ammirazione di tutta la Capitale. Intanto egli fin dai principi dell'anno 1663 si portò in Roma per ammirare quanto vi era di antico, e di moderno un quella classica terra, e mentre ivi si tratteneva, essendo vacata la Chiesa cattedrale di Trevico per la morte di Donato Pascasio dell'ordine de' Celestini, fu nel sì 8 luglio del 1664 nominato, e nel concistoro de' 15 settembre dello stesso anno fu preconizzato Vescovo di quella città. In siffatta nuova carriera il mio concittadino si distinse moltissimo, e Trevico città illustre di Principato Ulteriore rammentata da Orazio nel suo viaggio da Roma a Brindisi vide rinascere sotto il Vaccina la concordia, il buon costume, e lo studio delle belle lettere, e delle scienze tra i suoi abitanti, ed in tutta la Diocesi, mentre il nuovo Vescovo non lasciò mezzo intentato, ed anche colla sua opera personale, per procurare tali vantaggi a tutti coloro, ch'erano sottoposti al suo governo. Fu benanche molto zelante nel sostenere i dritti della sua Chiesa, assai benefico, e caritativo verso i poveri, e gli ammalati, che spesse fiate sollevava con i suoi soccorsi, e colla sua presenza. Ma Trevico non potè a lungamente godere di siffatti vantaggi, giacché essendosi egli ammalato nel principio dell'anno 1671 ne partì per poter respirare l'aria natìa in Afragola, ove essendosi aggravato il morbo, terminò i suoi giorni nel dì 25 agosto del 1671. Giunto in Trevico questo tristo annunzio fu generale il dolore di tutt'i suoi diocesani. Nella cattedrale un suntuoso funerale con orazione funebre, ed apposite iscrizioni fu celebrato in onor del defunto, ed universalmente compianto prelato. Né fu questo il solo tributo reso alla di lui memoria, ma dopo pochi altri giorni i più istruiti della intera Diocesi si riunirono, e con vari componimenti italiani compiansero la morte del di loro pastore. Queste dimostrazioni sono per lo più adulatorie per una persona, che entra in carica, o nel mentre esercita un impiego qualunque, ma per un Vescovo morto in un paese distante dalla sua residenza sembrano essere l'espressione della verità, e del sincero cordoglio. Ne' componimenti indicati il Vaccina è dipinto come un uomo di molto sapere, assai benefico, amico degli sventurati, nemico di ogni fasto, e che in breve tempo produsse grandi vantaggi alla Chiesa, ed alla intera Diocesi.
Tratto da: Memorie storiche del comune di Afragola - Raccolte da Giuseppe Castaldi - Napoli, Tipografia Sangiacomo - 1830
Luca Tisbia, teatino di Melfi, gli successe il 20 gennaio 1672, morì il 25 aprile 1693 a Castel Baronia
(1,4).
Francesco Proto, de' marchesi Specla, napoletano, gli successe il 14 settembre 1693. Tenne più volte il sinodo
diocesano nella sua cattedrale. Durante il primo, tenutosi l'8 settembre 1694 in occasione della venerazione della Vergine
della Libera, un terribile terremoto distrusse molti edifici tra cui anche la sagrestia ed il campanile della cattedrale
che fu riparata alla meglio. Il 1° luglio 1701 il vescovo morì e fu sostituito dal vicario capitolare Francesco Colmeta,
trevicano e arcidiacono
(1,4).
Nel 1693 Francesco Proto de' marchesi Specla, napoletano, celebrò più sinodi nella cattedrale, e in occasione del 1°, tenuto l'8 settembre 1694 con grande concorso di popolo, per essere la festa della B. Vergine detta de Libera dell'immagine d'antichissima venerazione, e per la pubblica fiera, avvenne un grave disastro.
Imperocchè insorto con impeto un terribile terremoto abbattè molti edifici, insieme alla cattedrale, al suo sagrario e campanile altissimo di più ordini e formato d'eleganti marmi, e gettato colle campane sulla piazza della cattedrale, restandovi sepolte molte vittime.
Restaurata la cattedrale e diversi altri edifizi, essendo morto il vescovo nel 1701 nel Castello della Baronia, durante la sede vacante, altro terremoto afflisse la città a' 14 marzo 1702, mentre n'era vicario capitolare il nobile trevicano e benemerito Francesco Colmeta arcidiacono.
Tratto da: Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni - Compilato dal Cav. Gaetano Moroni Romano, secondo aiutante di camera di sua Santità Pio IX - Vol LXXX - Venezia, Tipografia Emiliana - 1856
Carmine Tommaso Pascucci di Frigento, insigne storico e canonista, abate di S. Croce, nato il 20 dicembre 1653 a
Frigento, nominato vescovo di Trevico nel 1700 da Papa Clemente XI. Morì il 4 ottobre del 1701, prima ancora di poter
prendere possesso del vescovato. Scrisse un Compendio ragionato dal famoso canonista Giacomo Pignatelli
(5,6).
Così travagliando stava Pascucci per dare al suo Cardinale un'altro testimonio della sua divozione in dedicarli questa istoria, quando con fausto inaspettato avvenimento a 25 novembre 1700: lo vidde succedere ad Innocenzo XII, ed il suo Mecemate Cardinale salire su la cattedra di Pietro, e salutarlo Pontefice col nome di Clemente XI, ma quanta, e quale non fu la sua sorpresa nel vedersi dal nuovo Pontefice chiamato all'onor della mitra,
ed eletto Vescovo di Trevico? vedersi restituito al suo regno nazio, in una diocesi limitrofe alla sua padria, ed a fondi della famiglia che lo salvorono dalla peste! E pure chi il crederebbe? niente insuperbito della dignità conseguita, Pascucci non cercò occuparsi che delle notizie antiche della sede vescovile conferitali, e rilevando le menome possibili memorie darne fuori anche l'istoria.
Trevico era noto per viaggio, e dimora fatta da Orazio nell'affumigata Villa, tanto graziosamente descritta nella nona sua satira, una con la via commoda, e breve perchè redis vehebatur al suo dire; via che anche Pompeo indicò a Cicerone di fare per trovarsi con le truppe a Brindisi sollecitamente; via di cui oggi si è rinvenuta l'iscrizione titolare denominata Erculea, perchè rifatta da Cesare detto Erculeo;
iscrizione che si conserva nel casino de' signori Susanna di Zungoli, perchè da Ariano, seu Equotutico per quelli piani scorreva, e trapassava i monti della Puglia.
Consultò subito Pascucci gli Archivi Romani per aver contezza della chiesa che regger dovea, trovò che ella fin dal sesto secolo avea l'onore della Cattedra: che per primo vescovo vantava un santo detto Marco, nel tempo istesso che santo Candio sedea sul Vescovado di Acerenza. Trovò in tutti li Bollari quei vescovi prima chiamati Vicari come tutta la sua diocesi nelle carte Aragonesi nomavasi Vico della Baronia, perchè dal Re
Ferdinando donati al Capitano Consalvo; Città che per essere distrutta dalle guerre, e termuoti, gli suoi abitatori dispersi intorno al monte, e le vicine valli, formando varj edificj con più vochi, venne tutto l'abitato a nomarsi Trevico. Di Trevico fece noto Monsignor Pascucci il famoso filosofo, e medico Donato Antonio Ferro, di cui più non esiste prosapja; [...]
Nell'atto intanto Monsignor Pascucci si occupava all'istoria della sua sede, e si apparecchiava a recarvisici, una fatale dissenteria figlia della debolezza di visceri per lo studio avanzato, lo portò al sepolcro, e morì a quattro Ottobre 1701: La padria non ebbe le sue ossa; la sua cattedra, e la diocesi non lo vide; la famiglia inconsolabile che avea tanto illustrata n'ebbe appena gli arnesi Vescovili, il suo ritratto,
l'opere edite, ed i manoscritti. Quando si avrebbe potuto aspettare da uin sì grand'uomo sotto l'ombra benefica di quel tanto glorioso Pontefice! [...]
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Tratto da: Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli - Compilata da diversi letterati nazionali - Tomo V - Napoli, Nicola Gervasi Calcografo - 1818
Simone Viglini, napoletano, subentrò a dicembre del 1702. Si adoperò per la riforma dei costumi e la riparazione
dei danni causati dalle recenti sciagure. Celebrò più sinodi. Nel secondo che tenne il 29 settembre 1704 collocò, dopo
giuridica ricognizione, le sacre spoglie del protettore Sant'Euplio nell'altare maggiore ed in questa occasione compose un
inno in suo onore; contribuì alla ricostruzione della chiesa di S. Euplio in Aquarii oppiai a cui donò una reliquia del
santo. Il 4 marzo 1720 venne trasferito a Tricarico dove morì il 23 luglio dello stesso anno
(1,4).
Nel dicembre divenne Vescovo Simone Viglini napoletano eruditissimo, predicatore delle s. missioni, con singolar applauso della diocesi, ch'egli illustrò col zelo e colle virtù, ripristinando con santissime costituzioni la biblica morale, con esperta vigilanza e la predicazione. Non è dirsi con poche parole quanto egli incessantemente operò, migliorando il clero, soccorrendo i poveri, ristorando le rovine prodotte al terremoto, inclusivamente alla cattedrale e all'episcopio, e migliorando la mensa. Contribuì alla riedificazione della chiesa di s. Euplio levita e martire, primario patrono di Trevico, posta in Aquarii oppiai, ove il duca di Flumaro Giuseppe da Ponte impiegò rilevante somma per la fabbrica e per la parrocchia istituita per la popolazione, e le donò la reliquia del santo da custodirsi con duplice chiave. L'ottimo vescovo patì le conseguenze dell'insorte dissensioni nel suo seminario.
Nel sinodo celebrato nella cattedrale a' 29 settembre 1704, con gran pompa di vota collocò nell'altare maggiore il corpo di s. Euplo, dopo ricognizione giuridica; al cui onore il vescovo elegantemente compose e pubblicò colla stampe e di legge nell'Italia sacra, la sequenza, l'antifona e l'orazione propria. Traslato a Tricarico, anche in quell'articolo ne celebrai le sue virtù eminenti e la santa vita, e che fu decoro non meno delle chiese di Trevico e Tricarico, che di tutta la gerarchia ecclesiastica.
Tratto da: Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni - Compilato dal Cav. Gaetano Moroni Romano, secondo aiutante di camera di sua Santità Pio IX - Vol LXXX - Venezia, Tipografia Emiliana - 1856
Domenico Filomarino, teatino napoletano, dotto e zelante pastore, difensore acerrimo della libertà ecclesiastica,
gli successe il 19 aprile 1720, eletto da Clemente XI. Morì nel 1733
(1,4).
Francesco Antonio de Leonardis, nato nella diocesi di Capua (Castel de Falchi, 12 dicembre 1684), già canonico e
primicerio di quella metropolitana, fu promosso vescovo di Trevico nel 1730. Nel 1733 propose di creare un Seminario per
la preparazione spirituale e culturale degli aspiranti al sacerdozio. Il 15 luglio 1739 fu trasferito al vescovato di
Bisceglie e morì nel 1762
(1,4).
Bernardo Onorato Buonocore, nato ad Ischia il 18 Agosto 1700 da Nicola Onorato e da Antonia Sirabella, gli successe
nello stesso giorno; morì il 31 dicembre 1773
(1,4).
Giuseppe Pasquale Rogani, della diocesi di Rossano, professore in Sacra Teologia e pronotario apostolico, subentrò
dopo la morte di Onorato, il 9 maggio 1774 e celebrò un sinodo il 7 agosto 1785. Morì il 21 giugno 1791
(1,4).
Agostino Gregorio Golino, di Giuliano, Napoli (28 agosto 1728), gli successe il 27 febbraio 1792 (morto nel 1813) e
fu l'ultimo vescovo in quanto la diocesi di Trevico, nel 1818, venne accorpata a quella di Lacedonia dove era vescovo
Francesco Ubaldo Romanzo
(1,4).
Il 14 aprile 1969 è stato nominato vescovo titolare di Trevico
Edmund Ilcewicz, morto il 12 settembre 1981.
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Il 15 gennaio 1982 è subentrato S.E.R. Johannes Antonius De Kok, O.F.M., Ausiliare di Utrecht. |
1. Le Chiese d'Italia, dalla loro origine sino ai nostri giorni - Opera del canonico Giuseppe Cappelletti, veneziano - Volume Vigesimo - Venezia, Stabilimento nazionale dell'editore Giuseppe Antonelli - 1866
2. Memorie storiche del comune di Afragola - Raccolte da Giuseppe Castaldi - Napoli, Tipografia Sangiacomo - 1830
3. Dissertazione ottava sopra l'istoria ecclesiastica padovana - Opera di Francesco Scipione, vescovo di Padova e conte di Piove di Sacco - Tipografia del seminario di Padova - 1815
4. Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni - Compilato dal Cav. Gaetano Moroni Romano, secondo aiutante di camera di sua Santità Pio IX - Vol LXXX - Venezia, Tipografia Emiliana - 1856
5. Storia della Cattedra di Avellino e de' suoi pastori - Cav. Giuseppe Zigarelli - Vol II - Napoli, Stamperia del Vaglio - 1856
6. Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli - Compilate da Camillo Minieri Riccio - Napoli, Tipografia dell'Aquila di V. Puzziello, nel Chiostro di S. Tommaso D'Aquino - 1844
7. Le due bibbie di Bovino ora codici vaticani latini 10510-10511 e le loro note storiche - Marco Vattasso - Bibliolife
8. Santa Cristina, Sepino.
www.comitatosantacristinasepino.it
9. Saggio di codice diplomatico formato sulle antiche scritture dell' Archivio di Stato di Napoli - Camillo Minieri Riccio - 1878
10. L'archivio storico dell'Abbazia benedettina di Montevergine: inventario di Montevergine (Abbey). Archivio storico, Giovanni Mongelli
11. Istoria della vercellese letteratura ed arti, Volume 2 - Gaspare De Gregori - Torino, Tipografia Chirio e Mina, 1820
12. L'esperienza monastica benedettina e la Puglia: atti del Convegno di studio organizzato in occasione del XV centenario della nascita di San Benedetto - Di Cosimo Damiano Fonseca